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Archive for luglio 2007

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31 luglio 2007 Lascia un commento
Proseguendo nella raccolta inutile e incompleta delle immagini della vita, ecco un elenco inutile e incompleto degli indici di quando le cose vanno male.
Si ringraziano me stesso, le persone che mi vivono di fianco, davanti, dietro, sotto, sopra, sottosopra, per l’aiuto e la consapevole (o meno) fonte di ispirazione.
 
– Quando si guarda solo la televisione
– Quando si parla poco
– Quando si bumba troppo (o troppo poco, dipende)
– Quando non si fa più sport (sottocategoria: quando non si corre più)
– Quando non si prende il sole
– Quando si è sempre stanchi e si ha solo voglia di andare a letto
– Quando non ci si ubriaca più
– Quando non si esce più

– Quando si dice "una volta" almeno una volta al giorno

– Quando si dice troppo spesso "quando"
 
BLOGORROICO: e anche per oggi è tutto, ciao e alla prossima puntata.
Categorie:Freestyle

Inter(t)rail – Preprologo

26 luglio 2007 1 commento
Ovviamente sono stanchissimo. Stamattina mi sono svegliato Presto, con la P maiuscola. Non PRESTO, ma nemmeno presto. Insomma, Presto, per intenderci.
Ieri, a negozi chiusi, nessuno era riuscita a strappare un pasto decente dal Bennet e nemmeno da casa propria. Stamattina c’ha pensato un forno, a darmi il pranzo.
"Buona giornata", mi ha detto il fornaio. Deve averlo capito anche lui che tipo di giornata avrei dovuto affrontare. E allora 2,15 euro di pizza e gnocco. Non faranno un pasto intero, ma certo ci danno una bella botta. E poi uno yogurt, tirato fuori di frigo. Mah si, 5 ore fuori di frigo dovrebbe durarle. E poi non è nemmeno scaduto, ancora. Addirittura, scade il 12 agosto. Chissà quanti conservanti.
Verrà il tempo in cui gli yogurt staranno troppo tempo fuori dal frigo, o saranno già scaduti, o entrambi. E vi assicuro che c’è già anche stato quel tempo, ma per fortuna non è oggi. Forse domani, forse ieri, ma non oggi.
Ci si sporca, si suda, si puzza, a vivere così. Ci si scompiglia il gel nei capelli. Come se si dovesse andare a figa, addirittura.
In realtà si va sempre a figa. E’ meglio la bionda o la mora? La mora. Anche se poi chissà quanti chilometri e tornanti dovresti farti. Ma sarebbe un piacevole rally, non c’è dubbio.
Un bagno, un caffè, un tg non di casa tua.
Quando uno è impegnato a fare cose davvero impegnative, tipo vivere, ci si dimentica delle piccole paure e difficoltà di ogni giorno. Sei capace di strappare contratti con un guadagno netto del 50% in soli due anni, o di affrontare giornate così. Tutte, giornate così.
Torni a casa martellato, sai che non dovresti dormire in pullman, ma lo fai lo stesso. Insomma, bisogna vivere a lungo, ancora, non siamo ancora alla fine.
Torni a casa e vuoi solo mangiare, e per fortuna che per una volta è già preparato e pronto. Non sarà sempre così. Mangi ancora tutto sporco e sudato. Gestisci le tue cose, i tuoi oggetti, "la tua casa", al minimo sindacale che si possa. Tanto cìè sempre qualcosa da fare anche se non vuoi.
Vorresti buttarti sul letto e dormire.
Ma se volevi buttarti sul letto e dormire, te ne stavi A CASA. E non venivi qua.
Ora, non so per quale motivo tu sia qua, ma ormai ci sei. E devi scendere. E vuoi scendere. Bene, l’unico modo per scendere è andare avanti. L’unico modo per andare avanti è buttarsi. Fai un po’ te i tuoi conti.
Cerchi un aulin, perché per quanto tu preferisca Norah Jones non c’è tempo, e a essere onesti è un po’ lungo come analgesico. Trovi un aulin di maggio 2006.
A maggio 2006 credo siano scaduti anche degli yogurt.
A maggio 2006 credo sia scaduto anche qualcos’altro.
A maggio 2006 credo sia scaduta anche la mia vita.
Credo sia scaduta molto in basso.
Ma mai come ora.
In senso figurato.
Una volta ho letto un’intervista di un medico che diceva che le medicine scadute in realtà non facevano male, perdevano solo il loro effetto benefico.
Premesso che non gli ho mai creduto, e premesso che comunque mi sono fatto di medicinali scaduti per anni, stavolta l’aulin fa una puzza strana. Sarà il bicchiere sporco che stagna da una giornata intera in questi 35 gradi ombracei, ma non mi convince.
Bene o male, stasera affonderò in Norah. Ma prima, ora che posso, una sana doccia.
Ogni tanto, ci vuole.
E poi via di corsa uno zaino, in fretta, con dentro tutto. L’adrenalina per un attimo cancella l’emicrania. Non c’è tempo per il mal di testa.
E po via di nuovo, e finalmente mi riposo un attimo. Non a casa mia.
Ma a girare così tanto ti chiedi quale sia casa tua.
Mi sa che la devi ancora trovare.
Finalmente, Norah. Affondo in Norah…
L’audio è sporco, e satura, e il filo è corto, e… beh amo la musica, ma portarmi dietro un impianto era un po’ troppo impegnativo per me e le mie spalle.
E poi una telefonata, a una persona lontana, quasi un amico. Quasi. Lontano. Quasi un amico.
E poi qualche giornale. Nemmeno troppo vecchio. Che culo.
E poi la barba. Che va fatta ogni tanto. La bomboletta di schiuma è quasi vuota, a fatica riesco a racimolare un minimo di schiuma. Giusto il minimo per non tagliarmi. La lametta è vecchia, ma basterà.
Basterà per tagliarmi il mento come non succedeva da 8 anni. La seconda volta in vita mia che mi taglio seriamente. E senza nemmeno accorgermene. Ci vorrebbe un cerotto.
Ho sempre con me i cerotti.
Oggi no.
Verrà un giorno peggiore di questo, anche, ne sono sicuro.
Intanto colo sangue quasi come quel giorno a Salisburgo.
Mi immagino se entrasse lui, cosa direbbe. In effetti non dovrei fare la barba qui dentro, ma che cazzo vuole? Lui ci scopa. E se lui ci scopa io non posso farmi la barba? Ma sta a vedere.
Vabbè, starò a pulire un po’ il lavandino, giusto per togliere i segni di schiuma-sangue-barba.
E’ inutile, come apre le birre il mio cavatappi Cavvy non le apre nessuno. Nemmeno quel cazzo di cavatappi a forma di snowboard della budweiser. E’ inutile, fa cagare, non so nemmeno perché me lo sono portato dietro oggi. Verrà il giorno per regalarlo, o scambiarlo. Inutile portarsi dietro peso inutile, qui.
Almeno le birre sono fredde. Non sarà sempre così, direi di no.
Direi che oggi in linea di massima va di culo. Ho la musica, ho l’acqua corrente, ho potuto farmi una doccia, la barba, ho cenato, ho speso poco… che voglio? E c’era pure la morettina.
E ora pure "August and Everything After" dei Counting Crows.
Mi chiama un amico lontano, gli serve del materiale, riesco pure a girarglielo stando al telefono. Ah la tecnologia.
Potrei stare qui in eterno. Non fosse che domani mattina si ricomincia.
Un nuovo risveglio, un nuovo bagno, un nuovo risciaquo, una nuova colazione, sempre diversa e sempre uguale (o viceversa), un nuovo viaggio. Dormirai in spiaggia. O in macchina, o in pullman, o in treno, ma non qui, e non adesso. Domani, domani, domani.
Riempio lo zaino pesante. L’asciugamano è solo sporco di sangue, va bene anche domani. I pantaloni sono sporchi di vomito, dovrei lavarli. Finché non li lavo non li posso usare.
E di grazia che a farmi la barba non mi sono sporcato la maglia. Se me la sporcavo ero proprio un coglione.
Ma mi sa che sono un coglione lo stesso. Tra un po’ andrò a letto.
Prima devo arrivarci, certo. E non sarà così facile come vorreste credere.
 
BLOGORROICO: a me non l’avevano detto che dopo i 20 anni era così.
(ma l’avevo capito da solo già a 19)
(e sono andato avanti lo stesso)
(certo che aver potuto scegliere a volte mi chiedo se non era meglio continuare con i Lego)
(certo che la morettina valeva almeno due mattoncini da 4)
 
…minchia i mattoncini da 4!
Categorie:Viaggi

Bun-da-n(inta) ?

24 luglio 2007 1 commento
eh dovevo fare un intervento sul bundan, lo faccio, ma vabbè a me in realtà è piaciuto.
potrei parlare della tipa arrogante e della sua fionda fatta a mano da 30 euro contro la fionda fatta in cina da 5 euro, ma non lo farò.
potrei parlare della tipa a voce rauca "io porto la pace dall’est" e delle sue marlboro che poi magari è "e la sara e paolo lo fanno quest’anno?" ma invece no.
potrei parlare del druido stregone celtico "e a chi non interessa se ne vada! o taccia." e "qui ci sono dei coglioni!" e "io ho portato il cotechino" ma non lo farò.
ha già spiegato tutto meglio saccolo.
a me alla fine è piaciuto, davvero.
potrei parlare dei ceri da morto di halloween 2001.
ecco di quello si che ne varrebbe la pena, forse.
ma anche no.
 
BLOGORROICO: se non dico niente, è perché non ho niente da dire.
Categorie:Intrattenimento

menoquattro

15 luglio 2007 2 commenti
-4
 
(e si svuota la casellina…)
Categorie:Freestyle

La favola di Andreas Kloden

4 luglio 2007 5 commenti
Ho di meglio da fare che scrivere queste cazzate, ma non potendole pensare durante le mie corse perché ci metterei troppo tempo e devo anche lavorare(1), studiare(1), lavorare(2) e studiare(2), le scrivo qua.
 
"C’è un momento per ridere, e c’è un momento per pensare."
 
BLOGORROICO: e questo è il mio momento per pensare!
 
Ma vorrei tornare indietro nel tempo… vorrei raccontarvi una bella favola moderna. E recente.
Maggio 2006: scoppia lo scandalo dell’Operacion Puerto, ovvero l’indagine spagnola sul medico Fuentes e sugli sportivi che andavano a farsi praticare da lui emotrasfusioni, pratica vietata che consiste nel farsi cacciare in vena sangue pistolato. Tra questi sportivi, sembra ci sia anche Zidane. Ma siccome solo i ciclisti si dopano "perché sono tutti dei gran drogati", Zidane è stato libero di andare a Berlino a tirare testate a Materazzi.
Qualcuno si è mai chiesto perché proprio a inizio 2006, un campione del mondo e pallone d’oro come Zidane abbia annunciato il suo ritiro dal calcio a soli 34 anni? Se Costacurta ha tirato avanti fino a 41, perché Zidane non avrebbe potuto farsi altri 3-4 anni?
Che abbia sentito odore di indagini spagnole, squalifiche, sputtanamento, perdita di immagine e quindi di sponsor e quindi di munna? No, macchè… (sia chiaro, Zidane era il mio calciatore preferito dopo Baggio e lo è anche adesso nonostante la testata e le emotrasfusioni).
Arriva il 30 giugno 2006: Ivan Basso, fresco vincitore del Giro d’Italia, si appresta a partecipare al Tour de France, con l’obiettivo di vincere anche quello. E’ il primo Tour senza il dominatore Armstrong (un altro che con la scusa delle medicine, di doping… dopo il suo ritiro sono magicamente emerse provette con urine dopate datate 1999, anno del primo tour… ma è tardi ormai vero?).
Se non che all’improvviso Ivan Basso, Ullrich e Vinokourov (i favoriti per la vittoria finale) e altri ciclisti più o meno noti vengono esclusi dalla manifestazione, causa la loro implicazione nell’inchiesta Operacion Puerto.
Sinceramente, questo credo vada contro la dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1948, in quanto non si può escludere una persona per una presunta colpevolezza ancora da dimostrare. Ma siccome "bisogna pulire il ciclismo", fuori tutti gli indagati! Mah si, per stare sul sicuro… via tutti! Addirittura verrà eslcusa del tutto anche la Astana (attuale squadra di Savoldelli e Vinokourov).
Il giorno dopo (1 luglio 2006) inizia così la 93esima edizione del Tour de France, un’edizione veramente povera di campioni, ma almeno, "pulita". Almeno, così la definiscono gli organizzatori. (eh si, prima dell’Inter c’era già qualcuno che voleva distingue tra pulito e sporco, ma non tra normale e zoppo).
Tutto procede tranquillamente, tra un arrivo in volata e un arrivo in fuga, sotto un grandissimo calo di ascolti. Però, è un Tour pulito. Eh già.
Alla prima cronometro si mette in mostra un certo Floyd Landis. Uno che è tutto tranne che un campione: ex gregario di Armstrong, viene dato come nuovo favorito dopo le esclusioni prima del via, si posiziona secondo in classifica generale.
Pochi giorni dopo, giovedì 13 luglio 2006 (sant’Enrico e compleanno di Raffaele Giacco, ndr), è l’11 tappa: vince Landis, conquistando la maglia gialla. Ma attenzione a quello che avviene nelle ritrovie: Paolo Salvodelli arriva con 23 minuti di ritardo, centra un tifoso ubriaco in mezzo alla strada pochi metri dopo il traguardo, cade, e si ritira.
Con 26 minuti di ritardo arriva Oscar Pereiro Sio: due decimi posti al tour 2004 e 2005. Un buon ciclista, ma intendiamoci: se c’erano dei campioni, sono rimasti a casa. O sulla lista di Fuentes.
Fate attenzione ancora a cosa succede però il 15 luglio: è la tredicesima tappa, e complice il solido caldo estivo francese, complice che quelli che sanno fare i ciclisti sono a casa o sulla lista di Fuentes, complice che "per rimpiazzare gli esclusi ho dovuto prendere dei 19enni o gente che era al parco con i figli", parte una fuga stratosferica. E nessuno la va a fermare.
Mah si. E chissenefrega. Tanto non sono uomini di classifica. Eh già. Peccato che a questo tour non ci siano gli uomini di classifica. Quelli, sono a casa. O sulla solita lista di Fuentes.
In questa fuga, tra gli altri, c’è un certo Oscar Pereiro Sio. Che già che c’è, da 28 minuti al gruppo. Ventotto minuti. E diventa maglia gialla. Intendiamoci: se Savoldelli non avesse centrato il tifoso ubriaco, di minuti ne avrebbe dati 40.
Ma Landis, non è mica pirla: è lui il favorito. E’ questo il suo Tour. Deve vincerlo lui. Ha imparato da Armstrong, no?
Martedì 18 luglio, quindicesima tappa: sull’Alpe d’Huez, Floyd Landis va a riprendersi la sua maglia gialla, lasciando Pereiro Sio in seconda posizione a 10 secondi. Un po’ pochi, a dir la verità: ma tanto Oscar non è mica un campione, lui saprà aumentarli a cronometro, e si porterà a casa il Tour. Dopo Armstrong, la maglia gialla rimarrà negli USA.
Se non che il giorno dopo, mentre Landis pedala allegro pensando a tutte queste cose, ha una terribile crisi di sete. Almeno, così si dice: forse più semplicemente gli vengono le gambe fiacche.
Oscar Pereiro Sio, che è spagnolo, e quindi stronzo e furbo, se ne accorge e pensa "sta a vedere che la maglia gialla me la riprendo io" e inizia a spingere.
Landis arriverà stremato con 10 minuti di distacco dal vincitore (che non è Pereiro Sio, per la cronaca) e perde la maglia gialla. E con essa tutte le possibilità di vincere il tour. Alla sera si berrà una birra pensando "devo fare qualcosa, domani".
E il giorno dopo, va in fuga. Da solo. Salita su salita. E’ una bestia, un mostro, una macchina, divora chilometri su chilometri, che sembra quasi il Pantani dei tempi d’oro. Sembra. Quasi. In ogni modo, viene definita una delle più belle pagine del ciclismo moderno. E soprattutto, pulita. Eh già.
Landis arriva a Morzine che in classifica generale è dietro di soli 30 secondi a Oscar. Prima dei campi Elisi, c’è solo una crono che può cambiare il risultato finale. E Landis lo sa: lui a cronometro è più forte di Oscar Pereiro Sio.
E così, sabato 22 luglio, Floyd Landis guadagna abbastanza da distanziare Oscar a 59” secondi in classifica generale.
Il giorno dopo, a Parigi, Floyd Landis vince il suo primo Tour de France. Secondo classificato Oscar Pereiro Sio. Terzo, un certo Andreas Kloden, gregario di Ullrich (oh ma qui tutti ex gregari di dopati eh…), secondo al tour 2004. Per il resto, uno che è arrivato a 30 anni pedalando con le borracce degli altri, senza grandi successi. Si, proprio come Landis e Pereiro Sio.
27 luglio 2006, pochi giorni dopo la fine del Tour, notizia bomba: dopo la 17° tappa c’è stato un corridore risultato positivo al controllo antidoping. E’ Floyd Landis. La bestia, la macchina, il mostro. Vuoi vedere che invece che farsi una birra s’è fatto una flebo?
Ovviamente si dichiara innocente, tuttavia viene licenziato. In attesa di giudizio, la sua vittoria al Tour viene revocata, e idealmente, nonostante l’organizzazione debba ancora pronunciarsi (a distanza di un anno, evviva la giustizia sportiva francese), la vittoria andrebbe a Oscar Pereiro Sio.
E’ già questo da solo basterebbe per chiudere questa bellissima favola: la favola di Pereiro Sio, un ciclista qualunque, che piglia 26 minuti come un ciclista qualunque, approfitta di una disattenzione mastodontica del gruppo e torna in classifica, approfitta di una crisi del leader e prende la maglia gialla, la perde, e approfitta di una squalifica e si ritrova vincitore del Tour. Senza nemmeno vincere una tappa.
Se non che… questa è la favola i Andreas Kloden.
Perché nel maggio 2007 si scopre che anche il nome di Oscar Pereiro Sio è sulla lista del medico Fuentes. Se chi era sulla lista prima del via è stato escluso, che era sulla lista e ha partecipato lo stesso, con lo stesso ragionamento di presunzione di colpevolezza, dovrebbe essere squalificato.
Se così fosse, si ritroverebbe sul primo gradino del podio Andreas Kloden. Uno che mentre questi due pirla erano li a staccarsi, riprendersi, andare in fuga, mettersi e togliersi la maglia gialla, e soprattutto, doparsi, lui stava li dietro e li seguiva. Zitto zitto. Buono buono.
In attesa che la bradipicità della giustizia francese decida se dare a Kloden questa vittoria o lasciarla vacante (come a questo punto forse sarebbe giusto… un Tour talmente pulito che non riesce a vincerlo nessuno…) voglio celebrare questo piccolo uomo qualunque, e lasciarvi la morale della favola.
 
La morale della favola è che se il falco Paolo Savoldelli non finiva addosso un pirla ubriaco, a quest’ora la maglia gialla era a Clusone, provincia di Bergamo. Ed era pulita. E pure stirata per bene. Tiè.
Categorie:Sport

“Dio è gay”

2 luglio 2007 8 commenti
Ho letto un’intervista ad Alberto Ferrari, cantante e chitarrista dei Verdena. Gli chiedono perché, nella canzone "Angie", viene detto "Dio è gay". Cosa vuole dire, forse? C’è forse un significato intrinseco? E’ legato forse al contesto della canzone, al suo senso generale?
No.
Semplicemente, ci stava bene. Suonava bene.
"Ho anche litigato con gli altri della band per questo. Loro volevano che lo togliessi, e hanno insistito talmente tanto che l’ho lasciato."
 
E io mi immagino la scena.
 
Bergamo, all’interno di una sporca e confusissima saletta-garage in mezzo al bosco. Pieno di strumenti analogici e amplificatori a valvole più vecchi di loro.
Alberto suona chitarra e voce un abbozzo di "Angie" (no perché i testi non si leggono si cantano)
Alberto Ferrari: "Dio è gay…"
Luca Ferrari (suo fratello e batterista): Cosa?
Alberto (che smette di suonare): Dio è gay.
Roberta Sammarelli (bassista): Ah ah ah ah…
LF: ma no dai Alberto… ma che cosa vuol dire?
AF: non deve voler dire niente, ci sta bene e basta…
LF: ma appunto! dai è offensivo… piuttosto mettici "hey hey hey"…
AF: no! mi piace, suona bene, lo lascio!
RS (mentre si fuma una paglia sdraiata sul divano, svaccata a gambe aperte): dai cazzo Alby ascoltalo… toglilo…
AF: no!
RS: ma dai ziocan che poi tutti i bigotti di merda ci cagano il cazzo e ci rugano la minchia, P.D. (bestemmia)! porcaputtana, toglilo!
LF: dai perfavore Alberto, pensa cosa direbbe la mamma se solo ascoltasse i nostri dischi… pensa a quando la nonna va in chiesa, se glielo vengono a dire…
AF: andate a fanculo, io lo lascio!
 
…e credo non sia andata diversamente da questo.
Certo, a volerci cavare fuori un senso glielo si può trovare a questa frase, ma conoscendo un po’ il modo in cui Alberto Ferrari scrive testi è molto probabile che diventi solamente una sovrastruttura del senno di poi…
In ogni modo… Dio è asessuato, quindi, in una idea molto musulmaneggiante, si potrebbe dire che essendo Dio tutto, Dio è anche gay, come a questo punto è anche etero, trans, trams, treno, aereo, motociclo, e motocarrozzetta.
In un certo senso, se Dio ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza, ed amando Dio l’uomo, allora in un certo senso si può definire gay. Potrebbe stare in piedi. Ma allora siamo gay tutti, in un certo senso. E allora Dio sulla stessa linea potrebbe anche essere etero. O ancora meglio, bisex.
Diciamo la verità: "Dio è gay" non è una provocazione, non è una frase offensiva. E’ semplicemente una frase senza senso. Poteva essere evitata? direi di si. Poteva anche essere usata meglio? Direi di si anche su questo punto.
 
Ma poi ti ascolti "E chi se ne frega" di Marco Masini. E allora si… "Dio è gay".
Categorie:Musica